mercoledì 25 novembre 2015

Mimica comica tragica. Le tre epoche

Durante i 10.000 anni che precedettero l'epoca propriamente storica (cioè di cui conserviamo testimonianza scritta) l'uomo riuscì a superare gli ostacoli della selezione per la sua notevole abilità ad adattarsi ai mutamenti climatici e ambientali.
Si contraddistinse per una versatilità ed un ingegno che gli permisero di osservare la natura circostante carpendone i segreti e sfruttandone a proprio vantaggio le molteplici potenzialità. Capacità manuale derivante da un prezioso pollice opponibile, uso del fuoco ed un certo grado di consapevolezza gli permisero di interpretare la natura come un entità alla quale sentirsi unito da un legame viscerale, ma al contempo come un qualcosa da cui prendere le distanze, da dominare e piegare alle proprie esigenze.
La sua sopravvivenza dipendeva da questo rapporto di interdipendenza ed il culto della Grande Madre ne è una testimonianza. La natura è madre. Dalla sua generosità, dai suoi periodi di rigoglio o di magra dipende la sopravvivenza dell'uomo che perciò cerca di ingraziarsi i suoi favori imitandone i processi principalmente attraverso pratiche rituali, forme di una religiosità primitiva. Per questo motivo i filosofi parlano di un'epoca "mimica" ed infatti le pitture rupestri, le danze rituali, dolmen e menir testimoniano che per decine e decine di secoli l'uomo si è sentito compartecipe di una natura "madre" che con i suoi inesplicabili cicli di rigoglio e di carestia rendeva possibile la sua stessa sopravvivenza.
Al che le prime società complesse si strutturarono proprio in base a questa visione delle cose. È facile immaginare che in esse i depositari della sapienza fossero allo stesso tempo anche i depositari del potere. E così un faraone, al quale gli scribi indicavano il tempo dell'esondazione del Nilo, poteva tranquillamente far credere al suo popolo di essere egli stesso l'autore dello straripamento del fiume e della sedimentazione del prezioso limo.
È questa un'epoca che alcuni filosofi hanno definito "comica" perché in queste culture tutto ciò che proviene da oltreconfine è ridicolo e non accettabile.
Sempre secondo gli stessi filosofi, un'epoca totalmente diversa, un'epoca "tragica", inizia soltanto con i Greci i quali cominciano a vivere sulla loro pelle la morale come problematica intimamente legata ad una scelta tra due opzioni egualmente valide: l'apollineo e il dionisiaco, l'ordine l'equilibrio la misura contro il caotico ribollire dell'impulso vitale.

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